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Caso Vannini Wikipedia – Giuseppina Vannini, religiosa italiana nata a Roma il 7 luglio 1859 e morta il 23 febbraio 1911, fondò insieme a padre Luigi Tezza la congregazione delle Figlie di San Camillo. Nel 2019 Papa Francesco l’ha canonizzata, in seguito alla sua beatificazione nel 1994.

Informazioni di base

Giuseppina Vannini nacque nel 1859 da Angelo e Annunziata Papi di Roma; il suo nome di battesimo è Giuditta. Le suore del Conservatorio Torlonia delle Figlie della Carità di Roma l’hanno accolta dopo che i suoi genitori l’hanno abbandonata quando aveva sette anni, separandola dai fratelli Augusto e Giulia e lasciandola a se stessa.

La domanda per il noviziato delle Figlie della Carità a Siena fu presentata poco dopo aver conseguito il diploma di insegnante di scuola materna. Ma è stata dichiarata inabile, in parte a causa dei suoi problemi di salute, prima della fine del periodo di prova. Ha avuto l’opportunità di scoprire la sua vocazione di Giuditta nella vita monastica all’età di 32 anni, in seguito ad un colloquio con il padre camilliano Luigi Tezza.

Come Procuratore Generale, Padre Tezza ebbe il compito di riabilitare i Terziari Camilliani; le propose di assumere l’incarico. Con l’approvazione del Cardinale Vicario di Roma, la nuova famiglia camilliana nacque il 2 febbraio 1892, dopo che Giuditta aveva dato all’incarico alcune deliberazioni.

Giuditta vestì l’abito religioso, identificato da una croce rossa, e il nome di suor Giuseppina il 19 marzo, in seguito alla sua elevazione alla carica di superiora di un istituto religioso rinomato per la sua eccezionale assistenza agli ammalati.

Culto

L’8 giugno 1955 iniziò il procedimento di beatificazione. Il 7 marzo 1992 fu canonizzata signora Giuseppina Vannini. Questo miracolo favorirà la beatificazione dell’argentina Olga Nuñez, rimasta paralizzata a causa di un melanoma che le aveva colpito il cervello.

I membri della sua congregazione, che sono suore, le mettono una reliquia di Madre Giuseppina al momento del suo ricovero in ospedale e iniziano una novena per chiederle assistenza. Successivamente si concluse che la completa guarigione del paziente, iniziata con un miglioramento, non poteva essere spiegata scientificamente.

Papa Giovanni Paolo II dichiarò Madre Giuseppina miracolosa il 23 dicembre 1993, prima che fosse beatificata il 16 ottobre 1994, in Piazza San Pietro, a Roma, per il suo intervento nella guarigione di Olga Nuñez.

È in corso un processo di canonizzazione a causa della miracolosa sopravvivenza di Arno Celson Klauck, caduto da 10 metri mentre lavorava nel pozzo di un ascensore mentre pregava Madre Giuseppina.

L’evento è avvenuto a Sinop, in Brasile, il 19 agosto 2007. Dopo che il Consiglio medico ha riconosciuto l’inspiegabilità tecnica del caso, Papa Francesco ha emesso il 13 maggio 2019 il proclama di riconoscimento dell’intercessione del beato. Il 13 ottobre 2019 è stato canonizzato in Piazza San Pietro a Roma. Il 23 febbraio ci sarà una liturgia commemorativa in suo onore.

Un esempio di ciò potrebbe essere la pratica comune, il 17 maggio 2015, di fare un’escursione fuori città con i bambini per una giornata di compagnia, gioco e possibilmente anche una visita alla spiaggia o alla piscina.

Verso la fine del turno presso la centrale operativa dell’ARES 118 per il Lazio, intorno alle 23:41, il signor Federico Ciontoli chiama l’operatore per riferire che un giovane si è ammalato e ha smesso di respirare a causa di qualcosa che ha detto scherzando.

Ad un certo punto della conversazione telefonica dell’operatore aleggia una voce di donna in sottofondo, che nota che il bambino era nella vasca mentre faceva il bagno. Tuttavia, le fu fatto credere che l’aiuto non fosse necessario quando la voce di un uomo, non quella al telefono, la interruppe.

Il signor Antonio Ciontoli ha chiamato nuovamente il 118 intorno alle 00:06 per segnalare che il bambino era caduto nella vasca da bagno, si era leggermente trafitto con un pettine a punta e quindi aveva paura. Mentre il soggetto descriveva le cause dell’incidente, l’operatore della stazione riusciva a malapena a sentire le grida dell’uomo “fermati, per favore, fermati” a causa delle scariche statiche.

Un’ambulanza si avvicina all’abitazione della famiglia Ciontoli poco dopo la mezzanotte in una tranquilla strada della provincia di Roma conosciuta come via Alcide De Gasperi.I soccorsi sono stati informati da Antonio Ciontoli, che era insieme al figlio Federico, che il bambino salvato era “un po’ svenuto”, era “stato colto da un attacco di panico, da una crisi d’ansia” e si era fatto male nella vasca dopo essere scivolato e essersi tagliato. se stesso con un pettine affilato.

Le condizioni di salute del giovane erano peggiorate al punto che un’eliambulanza è dovuta atterrare due volte nel tragitto dall’ospedale di Ladispoli al Policlinico Gemelli di Roma.Il giovane è morto intorno alle 3:30 del 18 maggio dopo che un proiettile gli è entrato nel cuore dopo essere entrato nel polmone.

Nelle sere del 17 e 18 maggio 2015, nella casa di Ladispoli della famiglia Ciontoli, sono accaduti una serie di fatti assurdi e aspettavo con ansia che la Corte di Cassazione prima o poi si pronunciasse su questo strano caso e fornisse spiegazioni.

Qui ascoltiamo la tragica storia del ventenne Marco Vannini, residente a Ladispoli e unico figlio di Valerio Vannini e Marina Conte . Marco lavorava come bagnino e frequentava lezioni di nuoto per perseguire il suo obiettivo di pilotare le Frecce tricolore.Il ragazzo era adorato dai suoi genitori e dai suoi amici per il suo carattere solare e la sua generosità.

Erano passati quasi tre anni da quando Marco e Martina Ciontoli si erano fidanzati prima di quella fatidica notte. Poco più di due settimane fa si sono riconciliati dopo la rottura.In un palazzo residenziale di Ladispoli viveva Maria Pezzillo, madre di Martina Ciontoli; suo fratello Federico; e Antonio, suo padre. Tutti e tre avevano posizioni sociali di tutto rispetto.

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Dopo aver prestato servizio nella Marina Militare , il maresciallo Antonio Ciontoli, nato a Caserta l’11 marzo 1968, è stato distaccato nei servizi segreti. Per entrare nell’Accademia dell’Aeronautica Militare era già in lavorazione una lettera di raccomandazione del suocero di Marco.

Marco ha consumato il suo pasto abituale a casa della ragazza il 17 maggio 2015.Poco dopo mezzanotte, il giovane chiama i suoi genitori per dire loro che ha intenzione di andare a letto con Martina.

Suo fratello Federico e la sua fidanzata Viola Giorgini erano tra i visitatori serali dell’appartamento della ragazza quella notte, insieme ai suoi genitori, Maria Pezzillo e Antonio Cintoli. Antonio Ciontoli irrompe all’improvviso con una pistola presa dalla scarpiera mentre Marco trenta minuti dopo entra per fare il bagno.

Durante la manovra venne sparato involontariamente un colpo dalla Beretta da 9 millimetri, che verrà dimostrato nel corso del processo. Il giovane è rimasto ferito, ma sembra che la ferita non fosse in una zona vitale. Di conseguenza, sceglie di mostrarglielo.Il 23 maggio 2016 si è aperto presso la Corte d’Assise di Roma il processo per la morte di Marco Vannini. Nel complesso, la famiglia Ciontoli rischia di perdere molto se verrà condannata per la relazione e l’omicidio.

Tutti i loro sforzi congiunti “hanno ritardato il salvataggio fornendo informazioni scarse e contrastanti sull’incidente e sulle condizioni del ragazzo”, come ha affermato il primo ministro.Gli esperti nominati dalla Procura per rappresentare Marco hanno testimoniato che avrebbe potuto essere salvato se avesse ricevuto aiuto prima.Di conseguenza, il giovane sarebbe morto più rapidamente perché lo sforzo di nascondere l’accaduto gli ha fatto ritardare la richiesta di soccorso.

Il processo di primo grado contro Antonio Ciontoli si è concluso il 18 aprile 2018, con la giuria che lo ha condannato a 14 anni di carcere per omicidio colposo e ha condannato a 3 anni ciascuno la moglie e i figli.Il 29 gennaio 2019 è stato l’ultimo giorno del processo di esecuzione per Marco Vannini.

La famiglia Ciontoli rischia la pena detentiva di 14 anni richiesta dalla Procura generale. Tuttavia, il padre ha ricevuto una condanna a cinque anni mentre Maria Pezzillo, Martina e Federico hanno ricevuto tre anni ciascuno. La Corte d’Appello ritenne sinceramente che si trattasse di omicidio colposo.

La Corte Suprema ha fissato il 7 febbraio 2020 per esaminare i casi relativi alla morte di Marco.

Schierandosi con i ricorsi presentati dalla Procura generale e dalle parti civili – che sostengono che la morte di Marco sia stata un omicidio deliberato con probabile premeditazione – i giudici ermelini di qui hanno ribaltato le precedenti condanne.

Secondo la sentenza del 7 febbraio 2020 della prima sezione penale della Cassazione, “la morte di Marco Vannini è avvenuta dopo il colpo di pistola imputabile al solo Antonio Ciontoli” e Ciontoli “è rimasto inerte, ostacolando i soccorsi”.

Secondo la sentenza, la morte della vittima sarebbe stata “la conseguenza sia delle lesioni provocate dallo sparo, sia del mancato soccorso che, certamente, se attivato tempestivamente, avrebbe scongiurato l’increscioso effetto”.

La Consulta, rinviando gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, ha confermato questo assunto e ha annullato la sanzione di secondo grado, consentendo alla famiglia Ciontoli di chiedere un nuovo processo.

La condanna a 14 anni di Antonio Ciontoli per omicidio volontario colposo sarà riconfermata alla conclusione del procedimento di appello-bis il 30 settembre 2020, secondo le motivazioni fornite dalla Corte di Cassazione. Lui riceverà una pena detentiva di 9 anni e 4 mesi mentre la sua famiglia riceverà una condanna per “concorrenza anomala” e una pena sospesa.

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