Medico Uccide Famiglia – Il crescente stress della vita quotidiana e l’aggravamento delle esperienze individuali, rafforzati dalla prevalenza dei disturbi psichici, rendono le persone più propense a sfociare in un’ira omicida, anche nei confronti dei familiari. L’urologo in pensione e professore universitario Carlo Vicentini, 70 anni, ha ucciso sua moglie e tre figli nella notte tra il 29 e il 30 marzo nella cittadina di Tempera, in Abruzzo, prima di togliersi la vita.
La domanda: “Chi era Carlo Vicentini?” è rivolto a chi?
La sua carriera medica è stata di successo e illustre. Purtroppo Massimo, il suo figlio maggiore, aveva avuto una sorte crudele: all’età di 43 anni, all’aspirante scienziato Massimo fu diagnosticata una terribile forma di degenerazione muscolare conosciuta come Distrofia di Duchenne, che lo lasciò paralizzato a letto e dipendente su un ventilatore.
La notte del massacro
Nella notte tra il 29 e il 30 marzo gli omicidi sono avvenuti in una tranquilla villa alla periferia dell’Aquila. La rappresentazione mediatica delle azioni di Carlo Vicentini suggerisce che abbia aspettato che la sua famiglia andasse a dormire prima di commettere il crimine. La sua prima vittima sarebbe stata la moglie Carla, 63 anni, che aveva intenzione di uccidere mentre dormiva con la pistola calibro 38. teneva nascosto da occhi indiscreti.
La stessa logica lo avrebbe portato a trattare allo stesso modo il figlio disabile Massimo. Alessandra, la secondogenita, aveva 36 anni quando si rese conto di quanto stava accadendo e fece seri tentativi per sfuggire alla furia letale del padre.
Un’indagine forense sul massacro
Probabilmente Vicentini passò dall’essere un mite pacificatore a un assassino a sangue freddo a causa di un mix di circostanze di vita povere e malattie mentali. Nel caso della tragedia Vicentini, il tono del biglietto di addio riflette una profonda avversione verso la vita e verso le persone umane. Sulla carta ha spiegato il suo operato, dicendo che stava cercando di “proteggere” la sua famiglia da una società “malata” e “corrotta”.
Carlo Vicentini, medico dell’Aquila, è sospettato di aver utilizzato un P38, un tipo di pistola frequentemente denunciata in tali crimini, per uccidere la sua famiglia nel quartiere Tempera dell’Aquila. E’ una delle voci circolate mentre la polizia e il gip Guido Cocco svolgevano le prime indagini.
Molti al potere li vedono come vittime di discriminazione.
In molti casi, una nuova fonte di sofferenza esistenziale libera un torrente di energia distruttiva repressa che si è accumulata nel tempo. L’uomo ha ucciso a colpi di arma da fuoco la moglie Carla Pasqua, 63 anni, nonché la figlia Alessandra, nutrizionista del reparto di oncologia dell’ospedale di Teramo, e il figlio Massimo, che era attaccato al ventilatore per la sclerosi multipla e aveva solo 43 anni. La polizia ha impiegato circa 24 ore per trovare i resti dopo che erano stati denunciati come dispersi questa mattina a pranzo.
La mente criminale: una prospettiva psicodinamica
È interessante osservare che questi reati tendono ad aumentare durante le vacanze invernali e primaverili. Perché? Questi soggetti sono dolorosamente consapevoli di quanto la loro situazione sia diversa da quella della maggior parte delle persone e non riescono ad elaborare idee di gioia, che servono solo ad acuire il loro senso di dolore e disperazione, mentre la maggior parte delle persone, nonostante il peso dei problemi quotidiani, fare progetti per celebrare e commemorare l’anniversario con stile. Il già debole sistema di regolamentazione crolla ulteriormente, aumentando la necessità di liberare l’ira repressa in modi distruttivi.
La polizia sta attualmente intervistando i residenti nelle vicinanze per saperne di più sugli eventi e stabilire se la tragedia sia stata premeditata o meno. Due giorni fa mi ha detto che lui e la sua famiglia sarebbero andati sulla costa a Tortoreto (vicino a Teramo), ma ieri ho provato a contattarlo e non ho avuto risposta. Parafrasando il fratello dell’urologo Giovanni: “Ho visto solo che i finestrini erano abbassati e pensavo che fossero già usciti”. Oggi hanno usato le chiavi di riserva per aprire la porta e hanno visto l’orrore che si nascondeva all’interno.
Mercoledì alle 2 di notte è stata l’ultima conversazione WhatsApp registrata di Alessandra, quindi la data di oggi è giovedì. Tutti i cellulari sono al vaglio degli investigatori. Nessuno nel quartiere è riuscito a datare l’omicidio-suicidio. Un vicino aggiunge: “Viviamo in una zona dove il rumore degli spari può essere facilmente confuso”. L’unica cosa insolita è che ieri la casa del dottor Vicentini è rimasta chiusa a chiave tutto il giorno, ma a parte questo non abbiamo saputo nulla.
Questo è un problema di proporzioni epiche. Lo ha affermato davanti alla loro abitazione Emilio Bafile, avvocato della famiglia Vicentini. L’avvocato lo ricorda come un consumato esperto che si lasciò influenzare dalla situazione clinica del figlio malato. L’intensità della sofferenza, ovviamente, ha ispirato questo ragionamento. Solo pochi giorni fa, dice, abbiamo parlato, e già si è imbattuto in una persona di alto livello e con interessi diversi. Notevole, ma era costantemente preoccupato per suo figlio malato.
Gli investigatori hanno recuperato una nota scritta dall’ex primario poco prima del ricovero. avvalorando l’ipotesi che si trattasse di un atto premeditato. È noto per certo che recentemente si è ritirato dal mondo del lavoro mentre ricopriva ancora l’incarico di educatore. Ma il cambiamento aveva fatto emergere alcune tendenze depressive e la sensazione di essere abbattuto, al punto che gli venne suggerito di cercare un aiuto professionale.
La ricerca ha rivelato che il promemoria non conterrà altro che strani pensieri e idee dell’autore. Cocco, il pubblico ministero incaricato dell’inchiesta, sta ancora lavorando con la polizia per saperne di più sui sospettati e sulle loro intenzioni. Il famoso urologo fu inizialmente sospettato di aver ucciso la sua famiglia mentre dormivano con la pistola che era noto portasse. Suo figlio è stato trovato sotto le coperte, sua figlia aveva cercato di nascondersi sotto il letto e sua moglie è stata trovata nel corridoio. Secondo una nota di suicidio, il medico si sarebbe sparato nel suo studio.
In poche parole, non ci crediamo. Il professor Vicentini era un brillante urologo, molto stimato dai colleghi, e un signore sempre pronto a dare una mano, quindi non sappiamo cosa pensare di questa tragedia. Così il dirigente dell’Asl di Teramo, Maurizio Di Giosia, parla del medico che questa mattina ha compiuto lo sterminio di una famiglia a Tempera.
Il reparto di urologia dell’ateneo è tornato alla gestione dell’ospedale al momento del suo pensionamento, ma lui ha continuato l’ottimo lavoro iniziato da Vicentini, medico ricercato fuori Teramo e nella regione, fino al suo pensionamento circa un mese fa.
Sono stato colpito duramente a livello emotivo e mi ha fatto sentire davvero giù. È una storia incomprensibile che lascia gli abitanti di Tempera e dell’Aquila tra angoscia, perplessità e domande alle quali probabilmente non esistono soluzioni semplici. Il mio cuore è rivolto a tutti coloro che hanno perso qualcuno in questa tragedia e a coloro che stanno ancora soffrendo.
Qualsiasi assistenza richiesta sarà fornita dal governo. Lo ha affermato Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, dopo aver visitato il luogo della tragedia.Un leader del settore che gode di stima anche nel nostro Ateneo. Professore di urologia e chirurgia plastica e ricostruttiva, chirurgia pediatrica e urologia, Carlo Vicentini è onorato da Edoardo Alesse, rettore dell’Università dell’Aquila.
L’azione è stata ben pensata. E’ quanto accaduto due notti fa quando l’urologo Carlo Vicentini scelse di uccidere l’intera famiglia, secondo la tesi della squadra investigativa dell’Aquila. Gli investigatori ritengono che l’ex primario e professore universitario, 70 anni, abbia sparato con una pistola P38 denunciata legalmente a causa della sua grande passione per la caccia, uccidendo la moglie Carla, 63 anni, e i due figli, Massimo, 43 anni. e Alessandra, 36 anni, dopo aver aspettato che andassero a letto.
L’omicidio-suicidio avvenuto tra mercoledì e giovedì notte probabilmente è avvenuto durante il culmine di un lungo periodo di depressione che, secondo la polizia, ha motivato Vicentini a commettere l’atrocità. Questa difficile circostanza potrebbe essere dovuta al pensionamento dell’urologo avvenuto due anni fa, da lui interpretato come una perdita di carriera, e alle gravi condizioni del figlio Massimo, paralizzato dalla nascita.
La tristezza è aggravata dalla morte di persone vicine, come la cognata dell’autore, morta nel terremoto del 2009. Poi c’erano Gaspare e Alfonso, due fratelli, uno dei quali morì tragicamente in un incidente stradale. Le dinamiche della tragedia in corso hanno diverse possibili cause che devono essere esplorate. L’urologo, ex dipendente dell’Azienda sanitaria locale dell’Aquila, è sospettato dell’omicidio della moglie e del figlio, che si trovavano nello stesso letto al momento della tragedia.
La figlia, dietista dell’ospedale di Teramo, ha sentito degli spari e ha cercato di fuggire nel corridoio, ma le hanno sparato appena fuori dalla porta e successivamente è stata trovata morta accanto al letto. Il ragazzo, 70 anni, ha fatto il segno, poi è tornato nella sua stanza e si è ucciso con una pistola.
Diverse informazioni aggiuntive emergono dal biglietto lasciato da Vicentini: “nello scritto dalla grafia incerta, ritenuta delirante, il medico – come spiega l’Ansa – cerca di spiegare la sua situazione accusando alcune persone in modo sconclusionato”, scrive. Intanto lunedì 3 aprile verranno effettuate le autopsie sulle quattro vittime.